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06 Aprile 2014

Youth for Peace a Wroclaw

wroclaw 2

32 giovani Cristiani, Ebrei, Musulmani e Sikh, provenienti da diversi paese europei, hanno preso parte al seminario di una settimana sull'intercultura e l'interfede intitolato “Bridging our differences. Learning skills of intercultural dialogue together!”. Dal 31 marzo al 6 aprile 2014 a Wroclaw in Polonia. Il seminario è stato organizzato dalla Federazione mondiale degli studenti cristiani Europea (WSCF-E) e da Religions for Peace, European Interfaith Youth Network (RfP, EYN).

Lo scopo del seminario era quello di aiutare i giovani fedeli a sviluppare capacità nella comunicazione trasversale fra culture divise ed ad essere capace di avere un dialogo con persone con un background culturale e religioso diverso. Il seminario si è aperto con una preghiera interreligiosa diretta da Daniela Malec, consigliera di RfP EIYN, con quattro rappresentanti di differenti religioni, che hanno presentato la loro preghiera di benvenuto agli altri. Il primo giorno di seminario è stato dedicato a formare il gruppo in una sessione diretta da Thomas Gilet Coordinatore della International Youth Committee della RfP.

Durante il secondo giorno i partecipanti hanno preso parte alla sessione sulla intercultura, con particolare enfasi sull'apprendere skills interculturali, partecipando ad un workshop sui pregiudizi e sul giudizio culturale, la sessione era diretta dall'educatrice Anna Kudarewska dalla Polonia. Daniela, Thomas e altri due membri della commissione di preparazione (Annika and Rachel della WSCF) hanno diretto un gioco di ruolo per i partecipanti; uno etichettando e successivamente giudicando le persone in base alla loro etichetta, e come si sentivano ad essere bollati/marchiati con un'etichetta e ad essere parte di un gruppo etichettato; il secondo esercizio invece consisteva nel dirigere verso il dialogo e l'ascolto la posizione di conflitto di qualcuno.

Il terzo giorno è stato dedicato al “dialogo” inteso come metodo di lavoro fra gruppi in conflitto (sviluppato dal Centro Nansen di Pace e Dialogo) e come stile di vita, spiegato dall'educatore Christiane Seehausen del Centro Nansen di Lillehamer, Norvegia. Christiane ha detto che il primo dialogo deve partire da noi stessi, dialogando con noi stessi. Un'altra tecnica molto utile è anche l'ascolto attivo. Ascoltare gli altri significa dare importanza all'altro. Il dialogo può riuscire soltanto quando entrambi le parti hanno un rapporto equivalente. Dialogo significa rendere le persone visibili, creando uguaglianza e costruendo relazioni. Lo scopo del dialogo è capire l'altro, l'opposto di un dibattito, che come scopo ha la vittoria. Il dialogo costruisce ponti. Può essere uno stile di vita. Ma richiede lavoro su noi stessi, essere curiosi, aperti e interessati nel nostro sviluppo.

I partecipanti hanno inoltre imparato dal gruppo cristiano come condurre un dialogo fra due gruppi in conflitto. Molti partecipanti si sono dimostrati molto interessati nell'apprendere come i gruppi radicali dialogano, come dialogare con loro quando è possibile. Christiane ha risposto che è fattibile dialogarci, ma richiede un sacco di lavoro da fare a monte, prima che il primo incontro avvenga e richiede anche la presenza di un moderatore competente esterno al contesto. Nel dialogo con i gruppi radicali è necessario dargli rispetto in quanto esseri umani ed essere pronti ad ascoltarli.

Il terzo giorno si è concluso con un dibattito fra tre esperti di religioni abramitiche: Islam (rappresentato da Remona Aly dall'Inghilterra, giornalista e direttore della Fondazione Islamica), Cristianesimo (rappresentato dal Dr. Dagmar Heller dalla Svizzera, teologo e professore del instituto Ecumenico di Bossey), Ebraismo (rappresentato da Jerzy Kichler dalla Polonia, a capo della comunità ebraica di Wroclaw). La discussione era diretta da Daniela. Il titolo della discussione era “Come approcciarsi all'altro nelle altre religioni”, questi tre leader hanno parlato dell'insegnamento delle loro rispettive fedi e tradizioni rispettando “l'altro” e approcciandosi nel giusto modo specialmente per chi arriva da differente religione, insegnando a dare il benvenuto all'altro e presentando agli altri la propria fede.

Last day of the seminar was dedicated to sessions showing practical successful examples of dialogue, and Vjekoslaw Saje from Bosnia and Herzegovina led two sessions presenting some good practices regarding conflict resolution, dialogue and reconciliation, with emphasis on Balkans. Vjekoslaw was actively involved in forming of Interreligious Council in Bosnia-Herzegovina in 1997, together with CSIS, Religions and Peace and USIP-United States Institute for Peace, and he presented a "case study" at our seminar, about how practical steps of dialogue taken at that time between religious leaders of different faiths in the fragile time of the fresh end of the war, created an opportunity for building Interreligious Council that nowadays serves as a main body in Bosnia and Herzegovina safeguarding interreligious dialogue, freedom of religion and working against decreasing religious prejudices.

L'ultimo giorno del seminario è stato dedicato alla dimostrazione pratica di esempi di dialogo e Vjekoslaw Saje dalla Bosnia ed Erzegovina ha diretto le due sessioni presentando alcune buone pratiche riguardo alla risoluzione dei conflitti, dialogo e riconciliazione con speciale enfasi alla situazione balcanica.

A parte aver preso parte a questi intensi training e discussioni, i partecipanti al seminario hanno avuto anche la possibilità di partecipare al workshop di percussioni e fotografia come strumenti per conoscere l'altro durante la serata interculturale condividendo canzoni, danze e cibo portato da diversi paesi dai partecipanti. Il seminario è finito, diversi ponti sono stati costruiti, adesso con l'esempio di questi ponti costruiamone altri, concependo e praticando il dialogo e la collaborazione per l'interfede.

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